CRISI FINANZIARIA GLOBALE – LE PREMESSE
Oramai è certo: la crisi globale di tipo sanitario indotta dal coronavirus si sta trasformando in crisi finanziaria globale. Non sappiamo quanto inciderà sui piccoli operatori economici e sugli intermediari del commercio, ma è solo la dimensione del problema che è in dubbio.
Le origini sono pressoché le stesse delle altre crisi finanziarie che periodicamente assillano quella parte minoritaria di umanità che non ha problemi di povertà.
Si parte da un elemento scatenante (in questo caso il virus) che mina la fiducia nel futuro dei consumatori e degli investitori; questo porta ad una contrazione dei consumi per i primi e ad un desiderio di liquidare le proprie posizioni finanziarie per i secondi.
Entrambi questi atteggiamenti avvengono, durante le crisi, in maniera rapida, precipitosa, e non fanno altro che confermare il deficit di fiducia che li ha originati.
Si entra così in un circolo vizioso, in una profezia auto avverante che ha come risultato rapide e consistenti diminuzioni nel fatturato delle aziende (per la contrazione dei consumi) e nella capitalizzazione delle stesse (dovute alla liquidazione degli investimenti).
LE CONSEGUENZE
Per cercare di porre un rimedio al precipitare della redditività le imprese iniziano a ridurre personale (contribuendo a far calare ancora di più la fiducia nel sistema) ed a richiedere sussidi agli Stati per rimediare alla scarsità dei mezzi finanziari.
Le conseguenze saranno che le persone licenziate avranno ancora meno mezzi per alimentare la domanda interna e gli Stati nazionali dovranno finanziare il sistema indebitando le generazioni future, alzando l’imposizione fiscale e (dove possibile) stampando nuova moneta, con il rischio di aumentare l’inflazione.
In questo quadro a tinte fosche tipico di ogni crisi che si rispetti, si innestano due variabili che rendono quella del 2020 particolarmente inquietante:
- il problema sanitario, ovvero la paura del contagio e della malattia
- Il fortissimo calo del prezzo del petrolio.
La prima variabile ha drammatici effetti psicologici mai visti prima in enormi masse popolari e potrebbe amplificare il dramma della crisi qualora sorgessero dubbi sulla sostenibilità dei sistemi sanitari nazionali.
La seconda variabile sembrerebbe un vantaggio; le persone sono abituate a vedere riflesse le variazioni del prezzo del petrolio sul prezzo di benzina, riscaldamento ed energia.
Una diminuzione del prezzo del greggio viene sempre accolta come in maniera benevola, in particolar modo dalle nazioni importatrici in campo energetico. Nel medio lungo periodo però i bassi prezzi del greggio non saranno sufficienti a garantire un congruo ritorno finanziario nei paesi produttori ed in tutte le aziende implicate nelle filiere cosiddette OIL / GAS, con il rischio che si innesti una catena di fallimenti le cui ricadute occupazionali e finanziarie non faranno che aggravare la crisi in corso ed allungare i tempi di ripresa.
LA SOLUZIONE
Quanto queste due variabili potranno complicare l’evoluzione della nascente crisi finanziaria globale non è ancora noto; tutto sembra legato ai tempi entro i quali verrà risolto il problema che ha originato tutto questo disastro.
L’unico accadimento veramente risolutivo sarà la scomparsa del pericolo costituito dal coronavirus.
Questo potrà avvenire tramite la riduzione della sua pericolosità per cause spontanee (assolutamente da non scartare vista l’esperienza con altri virus simili), oppure per il notevole miglioramento delle terapie disponibili o infine grazie alla diffusione di un vaccino.
Questi sono gli eventi da tenere in considerazione e da monitorare per capire il prima possibile quale sarà l’andamento della crisi economica già in atto.
Tanto più a lungo aspetteremo la scomparsa del pericolo costituito dal covid19, quanto maggiore e più profonda sarà la crisi che ci aspetta.