Economia all’italiana: CHI SOFFRE
Parlando con esponenti del mondo economico, bancario ed imprenditoriale mi sto facendo un’idea sulle conseguenze economiche della crisi del covid19; sembra configurarsi una economia all’italiana, e vorrei esporre le mie riflessioni in forma volutamente provocatoria.
Con il rispetto dovuto alle migliaia di morti ed a coloro che hanno subito sofferenze a causa del virus, vorrei riflettere sugli effetti economici dei provvedimenti messi in atto in Italia fino ad oggi.
Tutti i principali giornali insistono sulla imminente e devastante crisi che il lockdown pare abbia innescato.
Condivido pienamente questa preoccupazione, già esternata in un mio recente articolo ma mi sforzerò per vedere il problema da un’altra prospettiva in quanto sono abituato a considerare il bicchiere mezzo vuoto per quello che obbiettivamente è: anche mezzo pieno.
Quello che per molti sarà un periodo pieno di problemi ed incertezze, sono convinto che per altri sarà un momento di “vacche grasse” e ghiotte opportunità.
CHI CI GUADAGNA
Vediamo chi potrebbero essere a mio giudizio di fortunati beneficiari.
Qualche mese prima dell’esplosione dell’emergenza coronavirus avevo la netta impressione che:
- Molte aziende avessero grosse difficoltà a mantenere una redditività dignitosa
- il sistema bancario fosse in forte sofferenza e faticasse a porre rimedio all’erosione dei margini
- le finanze pubbliche fossero particolarmente affamate di “risorse” (il modo in cui i politici chiamano i soldi), ma non sapessero come fare nuovo debito senza farsi prendere in castagna dall’Unione Europea.
Ebbene, la crisi del covid19 ha portato morte sofferenza e miseria, ma l’economia all’italiana ha risolto in un sol colpo (o forse solo posticipato) i tre problemi sopra esposti per molti soggetti.
L’emergenza coronavirus potrebbe essere stata il pretesto ideale per consentire al potere politico di essere più indulgente con le politiche di bilancio, permettendo di allargare oltre ogni limite i cordoni della borsa, innondando il paese di denaro con la giustificazione di dover prevenire una crisi finanziaria.
Lo scopo è sicuramente nobile: impedire che la crisi sanitaria si trasformi in crisi finanziaria. Non posso fare a meno di notare che potrebbero essersi sviluppati alcuni danni collaterali dei quali sicuramente se ne parlerà quando l’emergenza sarà cessata.
- Le aziende che già prima erano scricchiolanti possono ora mettere a carico della collettività, tramite la cassa integrazione in deroga, i propri dipendenti, con poche formalità ed ancor meno controlli; questo si trasformerà in debito pubblico.
- Le banche i cui bilanci scricchiolavano in maniera inquietante potranno beneficiare di un fiume di liquidità, e saranno libere di gestirlo per la cosiddetta “ripresa”; questo si trasformerà in debito pubblico.
- Lo Stato che non avrebbe potuto spendere nulla se non avesse contemporaneamente risparmiato sugli innumerevoli capitoli di spesa pubblica improduttiva ora invece lo potrà fare, addirittura con il benestare dell’Unione Europea; questo si trasformerà in debito pubblico.
CHI PAGA
Insomma i problemi di molte aziende, banche e stati nazionali verranno collettivizzati aumentando considerevolmente i debiti che le generazioni future si troveranno a dover onorare.
Di questo enorme debito nessuno ne parla, e posso capirlo visto che siamo ancora nel mezzo dell’emergenza; ci si accorgerà di esso quando i suoi effetti si faranno ancora più evidenti trasformandosi in incremento degli interessi passivi.
Da anni i nostri decisori politici cercano di esorcizzare questo argomento, dapprima minimizzandolo, poi considerandolo alla stregua di una semplice statistica.
Il contribuente è stato “educato” a considerare il debito pubblico in forma percentuale e rapportandolo al PIL.
In effetti non fa una gross impressione dire che “il nostro rapporto debito pubblico / pil nel 2018 è stato pari a circa il 134,8%”; avrebbe decisamente un altro effetto dire: “il nostro debito pubblico ammontava a fine 2018 ad euro 2.380.306.000.000.
Fortunatamente, e grazie alla nostra adesione all’Euro, gli interessi passivi su questa mostruosa cifra sono da quasi un ventennio molto bassi (i più “maturi” tra noi si ricorderanno le percentuali a doppia cifra sui titoli di stato…).
Eppure, nel 2019 sono stati pagati interessi sul debito pubblico per un ammontare di euro 64.000.000.000 (sessantaquattromiliardi). Sono un sacco di soldi !!
Cosa succederà all’economia all’italiana quando i tassi di interesse saliranno ?
Ce ne accorgeremo solamente quando ripartirà l’inflazione, ovvero quando i prezzi ricominceranno a salire; a quel punto gli interessi sul debito diventeranno talmente alti che dovremo gestire una vera e propria emergenza nazionale!
Per adesso limitiamoci a gestire l’emergenza covid19 che fin’ora ha portato morte e disperazione a molti, ma ha tolto le castagne dal fuoco ad imprenditori e dirigenti opportunisti, banchieri senza scrupoli ed amministratori pubblici miopi.
E il conto ? Almeno una certezza l’abbiamo: lo pagherà il contribuente.